venerdì 23 settembre 2016

Bandiere

Varcando il cancello, buttò un occhio alla sfilza di bandiere e notò come il vento le facesse sventolare in direzioni diverse tra di loro. La cosa lo sorprese sulle prime: il vento soffiava in un solo verso, perché le bandiere dovevano andare una parte verso destra, l'altra verso sinistra e alcune giacere flosce?
Per un bel po' si sentì il protagonista di un qualche film horror o fantascienza, di quelli che avvertono i piccoli segnali dell'apocalisse imminente durante la quale avranno modo di distinguersi per coraggio intelligenza e altruismo, oltre a conquistare l'attenzione e la disponibilità della bella di turno.
Il sorriso gli si spense non appena registrò la presenza di alberi di varie specie e altezza proprio dietro le bandiere: era ovvio che la loro presenza dovesse in qualche modo variare forza e direzione del vento, con quelle conseguenze che gli avevano permesso di fantasticare per numerosi istanti.
Si disse che, in fondo, era un bel modo di cominciare la giornata lavorativa.

Mentre attendeva che il computer partisse poggiò la tracolla sulla sedia, si tolse la giacca e l'appese all'attaccapanni, tolse la giacca dall'attaccapannie la poggiò sullo schienale della sedia; aprì la tracolla ed estrasse occhiali, cellulare, chiavi e disco esterno usb; poggiò il tutto sulla scrivania, davanti la tastiera, e appese la tracolla all'attaccapanni, poi prese la giacca dallo schienale e la appese sopra la tracolla. Sedette e spostò lateralmente i vari oggetti, portò la tastiera verso di sé e digitò la password. Mentre compariva il desktop, inforcò gli occhiali.
La giornata lavorativa era ufficialmente aperta.

Una rapida occhiata all'agenda per confermare quanto già sapeva mentre si aprivano i vari fogli di calcolo.

La pausa caffè, come sempre, arrivò che gli sembrava di aver appena cominciato, anche se era al lavoro da quasi tre ore. Controllò gli spiccioli, tolse gli occhiali da vista, infilò la giacca e si avviò verso il distributore automatico convincendosi che questa volta l'avrebbe presa quella caspita di merendina ipercalorica multicolesterolica extraiperglicemica, al posto della solita barretta ipotutto multischifotica.

Salutò la solita parata di colleghi di cui ignorava i nomi, e si accodò al capanello solito intervenendo nella discussione come se vi avesse partecipato fin dall'inizio. Lodò il gusto nell'abbigliarsi di una collega, ammirò le mammelle esagerate di un'altra e ignorò infastidito quelle plastificate di una terza. Alla fine arrivò al distributore e, parlando, digitò il numero della solita barretta. Bestemmiò mentre l'apriva e si spostava verso il distributore di bevande.
Qui cercò di agire dopo profonda riflessione.
Cercò.

Ritornando alla scrivania si ripromise di migliorare le scelte a partire dal giorno seguente, come dopo ogni pausa caffé.


Terminò il lavoro, spazzo la scrivania con un solo gesto del braccio buttando il tutto nella tracolla e, infilata la giacca, infilò l'uscita con passo spedito.
Buttò un occhio alla sfilza di bandiere che giacevano flosce in assenza di vento.


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